Nome e traduzioni
(italiano – rifrattometro)
(inglese – (gem) refractometer)
(Francese – (gemme) réfractomètre)
(Spagnolo -(refractómetro (para gemas))
(Portoghese – (gemológico) refratômetro)
(Tailandese – (อัญมณี) เครื่องวัดการหักเหของแสง (Xạỵmṇī)
kherụ̄̀xng wạd kār h̄ạkh̄e k̄hxng s̄æng)
(Tedesco – (Edelstein) Refraktometer)
(Arabo – جوهرة) مقياس الانكسار
((jawharat) miqyas aliankisar)
(Russo – (драгоценный камень) рефрактометр
(dragotsennyy kamen’) refraktometr)
(Mandarino -(宝石)折射计 (Bǎoshí) zhéshè jì)
(Swahili – (gemological) refractometer)
(Hindi – (मणि) रेफ्रेक्टोमीटर
(mani) rephrektomeetar)
Storia
Anno della scoperta/invenzione: 1869
Thomas Young fu presumibilmente lo scienziato ad inventare il termine “indice di rifrazione” nelle scienze ottiche, nel 1807. Egli non solo creò il lemma ma, ridefinì la rifrazione (termine a lui precedente) come un valore unico, sostituendo il precedente numero che prevedeva il rapporto di due quantità. Negli anni successivi, fu definito da diversi simboli: n, m e µ, ma fu n che gradualmente prevalse. Successivamente tale numero venne correlato all’equazione di trasmissione di Cauchy, una relazione empirica tra l’indice di rifrazione e la lunghezza d’onda della luce dei materiali trasparenti. Il matematico francese Augustin-Louis Cauchy, teorizzò questo legame nel 1837. L’indice di rifrazione dei materiali varia con la lunghezza d’onda (e la frequenza) della luce. Questa variabile viene indicata come dispersione e fa sì che prismi dividano la luce bianca nei suoi colori spettrali costituenti (arcobaleni). In alcuni materiali, l’indice di rifrazione dipende dalla polarizzazione e dalla direzione di propagazione della luce. Quando essa si divide, a causa delle proprietà del materiale attraversato, si creano 2 fasci di luce. La loro divergenza crea una birifrangenza o anisotropia ottica. L’indice di rifrazione di liquidi o solidi può essere misurato con un rifrattometro. In genere, questo strumento misura l’angolo di rifrazione o angolo critico connesso con la riflessione interna totale. Il primo a costruire un rifrattometro fu il fisico, astronomo e imprenditore tedesco Ernst Karl Abbe (1840–1905), nel 1869. Questo marchingegno innovativo venne introdotto in piena rivoluzione industriale, quando molte attività produttive e commerciali di manifattura di massa necessitavano la comprensione costante di alcune proprietà degli oggetti da loro promossi (per esempio il contenuto costante di zucchero in una bibita). Misurando l’indice di rifrazione di una soluzione zuccherina, divenne possibile, ad esempio, determinarne la concentrazione e quindi mantenere il suo livello costante all’interno di tutta la produzione. Per completare il suo lavoro, Abbe si affidò alle lenti della Carl Zeiss Optical Works di Jena (compagnia famosa a tutt’oggi, per esempio fornisce le lenti per alcuni modelli di cellulare prodotti da Nokia e Vivo). Nel 1874, egli pubblicò l’opuscolo Neue Apparate zur Bestimmung des Brechungs – Zerstreuungsvermögens und fester Körper und flüssiger (Nuovo apparato per la determinazione della rifrazione – potere della dispersione e corpi solidi e liquidi), che descriveva la costruzione e il principio di funzionamento del rifrattometro da lui progettato cinque anni prima. Pochi anni dopo, nel 1881. Zeiss cominciò a commercializzare lo strumento. La costruzione di base dell’apparato originale era simile alle versioni moderne con la differenza di non avere una scala graduata. I primi modelli vennero prodotti solo su richiesta, per clienti speciali e non apparvero nei cataloghi Carl Zeiss prima del 1881. Negli anni successivi, sempre in questi registri di vendita, troviamo fatti importanti su questi prototipi. Ad esempio, i modelli contrassegnati con i codici “N˚ 148 Carl Zeiss Jena” e “Germania “, furono consegnati a JW Queen & Co., un importante rivenditore di strumenti a Filadelfia (USA) il 2 luglio 1890, i quali li rivendettero al Dipartimento di ingegneria chimica dell’Università del Michigan.
Le successive evoluzioni del rifrattometro riguardarono la praticità, facilità d’uso e/o stabilità dello strumento e, conseguentemente, lo sviluppo di strumenti specifici per operatori professionali di diversi campi industriali.
Nel 1888, uscì sul mercato un secondo dispositivo, sempre basato sull’angolo critico, quello creato da Carl Pulfrich (1858-1927), diverso da quello di Abbé, adatto soprattutto per misurare l’indice di rifrazione dei liquidi. Inizialmente, questo nuovo apparecchio fu realizzato da Max Wolz a Bonn, in seguito anche Pulfrich si unì a Carl Zeiss.
Il rifrattometro come strumento stava cambiando lentamente. Mentre il principio generale era (ed è fino ad oggi) sempre lo stesso, col passare del tempo nuovi modelli venivano messi a punto per aumentare la precisione delle misurazioni. Delle modifiche importanti, una delle più significative fu l’introduzione dei prismi incamiciati di temperatura, avvenuta intorno al 1893. La tecnologia continuò a fare dei passi avanti.
La situazione cambiò con il prima conflitto mondiale, quando altri produttori, tedeschi e non, iniziarono a commercializzare i rifrattometri Abbé. Le ragioni erano diverse: una era il trasferimento dei brevetti a nuovi proprietari come parte delle riparazioni di guerra tedesche, l’altra era economica, le aziende che durante il periodo bellico erano coinvolte nella produzione di strumenti ottici per l’esercito, erano alla ricerca di nuovi mercati e i rifrattometri si adattavano al loro profilo produttivo.
La rifrattometria fu inizialmente utilizzata nelle analisi chimiche per determinare le concentrazioni di soluzioni e come ausilio nell’identificazione di sostanze sconosciute. IN seguito le sue applicazioni si ampliarono ed eventualmente divenne utile anche nel campo delle pietre preziose. Il mineralogista britannico, Henry Miers (1858 –1942), nelle sue lezioni per la Royal Society, nel 1896, sottolineava già l’importanza di considerare non solo la storia o l’interesse artistico delle pietre preziose, ma anche alcune delle loro proprietà più curiose.
Esaminando il loro indice di rifrazione e gravità specifica, Miers dimostrò come strumenti come il goniometro, il rifrattometro, il dicroscopio e il polariscopio contribuivano a determinare l’identità delle gemme.
Nel 1905, in Inghilterra, un altro mineralogista britannico. Il dottor George Frederick Herbert Smith (che lavorava per il British Museum of Natural History) produsse uno dei primi rifrattometri gemmologici, uno strumento specificamente progettato per misurare l’indice di rifrazione delle pietre preziose (questo fu seguito nel 1907 da una versione in ottone più grande). Smith migliorò strumenti preesistenti per fornire all’industria un mezzo per misurare l’indice di rifrazione di una pietra preziosa in pochi secondi (anche senza rimuoverla dall’incastonatura). Questo fu un momento emozionante di innovazione nel mondo gemmologico. Gli anni successivi l’arrivo del rifrattometro, videro l’introduzione dello spettroscopio nel 1907 e la creazione del primo istituto/associazione di gemmologia, il Comitato Educativo dell’Associazione Nazionale Orafi, nel 1908, (che divenne il Gemmological Association of Great Britain – nome assunto solo nel 1938 – che oggi è conosciuto anche come Gem-A),
Smith pubblicò anche un libro rivoluzionario dal titolo Gemstones (Pietre Preziose) nel 1912, offrendo il primo testo sulle gemme con istruzioni complete su come utilizzare attrezzature specialistiche. Sebbene l’industria delle gemme e della gioielleria fosse un mestiere antico, questa attrezzatura consentiva ai gioiellieri di guardare all’interno delle pietre e questi anni segnano i primi progressi nella gemmologia pratica.
A seguito della prima guerra mondiale i tedeschi furono costretti a pagare risarcimenti di guerra, alcuni dei quali richiesero il trasferimento di brevetti e progetti di apparecchiature prodotte dall’industria tedesca a ditte statunitensi e britanniche. I dispositivi ottici prodotti nelle fabbriche Carl Zeiss a Jena, inclusi i rifrattometri Abbé e Pulfrich furono messi a disposizione da Bausch & Lomb (US) e Adam Hilger (UK), mentre molte aziende che durante la guerra si erano dedicate alla produzione di strumenti ottici per l’esercito con la fine dei conflitti cercarono nuovi mercati. I rifrattometri si adattavano bene al loro profilo di produzione, il che condusse alla produzione di molti nuovi modelli.
La crescente importanza del l’identificazione del rifrattometro nel mondo della gemmologia portò all’introduzione, nel 1925 di nuovo modello, disegnato dal famoso gioielliere–gemmologo BJ Tully. Questa versione utilizzava un emisfero girevole di vetro.
Nel 1931. Robert Shipley, dopo aver ricevuto il Diploma di Gemmologia dalla British Gemmological Association (1929), attraverso un corso per corrispondenza negli Stati Uniti, fondò il Gemological Institute of America (GIA). A metà degli anni ’30 fu affiancato dal figlio maggiore, Robert Shipley Jr, che contribuì a sviluppare una serie di apparecchiature per il test delle gemme che includevano un microscopio, un colorimetro per diamanti, un nuovo rifrattometro e un polariscopio. Negli anni della depressione degli anni ’30 nel Regno Unito, Basil Anderson e CJ Payne svolsero ricerche su varie tecniche di test/identificazione delle gemme. In particolare svilupparono una versione sperimentale aggiornata del rifrattometro di Tully e formularono un nuovo liquido di contatto (una soluzione di zolfo e tetraiodoetilene in diiodometano) che fino a tempi è stato utilizzato in tutto il mondo gemmologico. A seguito di tentativi falliti da parte della Rayner Optical Company, produttrice del rifrattometro Tully, di fabbricare il prisma emisferico in un materiale più resistente del vetro, creò una versione a prisma troncato e inserita in un piccolo strumento progettato da Rayner. Il passaggio da un emisfero a un “tavola” rifrattometro a forma di prisma permise di realizzare un modello in vetro standard meno costoso. Questo design è diventato la base per tutti i futuri rifrattometri Rayner. Nel 1936, il modello Rayner costava $65 (negli USA) mentre il Tully valeva qualsi il doppio, $125. Secondo l’AGA (American Gem Society) il secondo era più grande e forniva risultati più accurati (fonte: G&G magazine dell’inverno 1936).
La fabbrica Zeiss di Jena produsse rifrattometri fino alla distruzione da parte dei bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto, la Germania fu divisa, lo stesso accadde a Carl Zeiss. La fabbrica di Jena si trovava nella zona russa, i russi occupanti trasferirono la maggior parte delle fabbriche Zeiss esistenti e delle attrezzature in Unione Sovietica, insieme a documenti e progetti. La parte occidentale dell’azienda ha quindi iniziato a lavorare su un nuovo dispositivo: un nuovo rifrattometro che utilizzava un unico telescopio sia per il posizionamento del confine tra aree chiare e scure, sia per la lettura dell’indice di rifrazione, che ne rendeva molto più facile l’utilizzo.
Il dottor Herbert Smith, Presidente di Gem-A dal 1942 al 1953 sviluppò, nello stesso periodo, il nuovo modello Herbert Smith che migliorò lo strumento oltre il riconoscimento e fornì all’industria un mezzo per determinare l’indice di rifrazione di una pietra preziosa in pochi secondi (senza nemmeno doverlo rimuoverla dall’incastonatura). Da allora, non ci sono stati grandi mutamenti nella tecnologia di questi dispositivi. La più grande novità nel settore fu l’entrata sul mercato dei modelli cinesi a partire dai primi anni 2000. Alcuni di questi strumenti, anche molto piccoli, possono costare 70-100 dollari, incluso il liquido RI. La maggior parte di essi da’ dei risultati non sempre affidabili, tuttavia alcune compagnie (come per esempio Fable) hanno creato strumenti con design nuovi (e non basati su apparecchi già in esistenza), che competono con quelli di associazioni maggiormente rinomate per il loro costo inferiore.
Leggi scientifiche di riferimento
Storia della teoria:
il grande astronomo e geografo Tolomeo (100-170 d.C.) fu uno dei primi studiosi a cercare di capire la luce e come il suo cammino variasse nel cielo. Egli intuì correttamente che passaggio attraverso masse atmosferiche di diversa densità influenzasse questo fenomeno.
Il merito della scoperta della legge di rifrazione fu a lungo attribuito a Willebrord Snellius (1580–1626) che la derivò usando metodi trigonometrici nel 1621. Tuttavia studi recenti indicano che questa legge fu scoperta quasi 600 secoli prima, durante l’età d’oro islamica di Baghdad da uno scienziato di nome Ibn Sahl (Abu Sad Al Alla Ibn Sahl, 940–1000 associato alla corte Abbaside). Nel 984, infatti, Ibn Sahl, scrisse il trattato “Sugli specchi e le lenti ardenti”. In esso, lo studioso arabo esponendo la sua comprensione di come specchi e lenti curvi piegano e focalizzano la luce. In questo lavoro Ibn Sahl è accreditato di aver scoperto per primo la legge di rifrazione, solitamente chiamata legge di Snell.
Un altro contributo importante venne dal matematico, astronomo e fisico arabo Ḥasan Ibn al-Haytham, latinizzato in Alhazen (965 -1040), definito “il padre dell’ottica moderna”. Anch’egli si occupò dei principi della percezione visiva e condusse studi sulle potenzialità delle sfere di vetro di concentrare la luce per creare il fuoco, esaminando la doppia rifrazione dei materiali utilizzati. La sua opera di lui più influente si intitola Kitāb al-Manāẓir (arabo: كتاب المناظر, “Libro dell’ottica”), scritta nel periodo 1011-1021, che è sopravvissuta in un’edizione latina. Il lavoro nel mondo musulmano non terminò con loro; tre secoli dopo, un altro studioso, Kamal al Din al-Farisi (1267–1320), fu in grado di dare una prima corretta spiegazione sul fenomeno dell’arcobaleno. Alla fine del XVI secolo, Sir Francis Bacon (Francesco Bacone, 1561-1626) aveva espresso il desiderio di sviluppare un microscopio che consentisse l’esame delle “irregolarità delle gemme“. Tuttavia, coloro che compravano e vendevano gemme facevano ancora affidamento sulla propria e sull’esperienza del mestiere, e ci sono poche prove che si occupassero molto della scienza.
Erano passati altri 300 anno dal lavoro di al-Farisi e, nel 1669, un medico danese, di nome Bartholinus, notò che una lastra di minerale trasparente proveniente dall’Islanda, (chiamato “Iceland-spar”, una forma di calcuite), possedeva la straordinaria proprietà di dare una doppia immagine di oggetti vicini quando visti attraverso di essa. Indagini successive mostrarono molti cristalli/minerali sono doppiamente rifrangenti. L’apparente separazione della coppia di immagini data da una lastra tagliata in qualsiasi direzione dipende dal suo spessore.
Sempre nello stesso periodo, Sir Isaac Newton (1643-1727), nel 1672, descrisse la rifrazione e la doppia rifrazione. Isaac Newton sosteneva che la natura geometrica della riflessione e della rifrazione della luce potevano essere spiegate solo se la luce era fatta di particelle, denominate corpuscoli perché le onde non tendono a viaggiare in linea retta. Lo studioso britannico indicò la “proporzione dei seni di incidenza e di rifrazione” e la registrò come un rapporto di due numeri, come “529 a 396” (o “quasi 4 a 3”) per l’acqua. Contemporaneamente, un altro scienziato britannico, Hauksbee Francis Hauksbee (o Hawksbee, 1660–1713) definì il “rapporto di rifrazione” e lo scrisse come una relazione con un numeratore fisso, mentre il geologo scozzese, James Hutton (1726-1797), lo identificò come un rapporto con un denominatore fisso, come 1,3358 a 1 (acqua).. Queste prime concezioni della teoria delle particelle della luce diedero le basi alla moderna comprensione del fotone. Intorno alla fine del XVII secolo, furono introdotte altre nuove ed importanti valori che contribuirono non solo alla comprensione dei fenomeni ottici in generale, ma anche a quelli che erano coinvolti negli effetti di luce legati alle pietre preziose. Un’importante valore numerico in questo senso è quello legato alla velocità della luce nel vuoto. Tale valore fu determinato per la prima volta nel 1676 dal danese Olaf Romer (1644-1710), dalle osservazioni astronomiche delle lune di Giove. Ha il valore inimmaginabilmente alto di 299,792,458 m/s (o 1,079,252,848.8 (1.07 miliardi) km/h): un raggio di luce del Sole impiega solo 8 minuti per raggiungere la Terra. La velocità della luce è correlata all’indice di rifrazione, maggiore il suo quoziente, maggiore la densità della pietra, più significativi il cambio di direzione della luce all’interno della gemma e la sua riduzione di velocità. Per calcolare il suo rallentamento attraverso le varie pietre preziose basta dividere il suo valore per l’RI di una gemma (sono valori indicativi, poiché’ considerano situazioni virtualmente perfette).
Attraverso un diamante: (RI: 2.418) circa 123,984 m/s
Attraverso il quarzo: (RI: 1.544-1.553) circa 193.041-194.167 m/s
Attraverso il vetro: (RI: 1.440-1.900) circa 157.786-208.190 m/s
Attraverso il berillio/smeraldo: (RI: 1.565-1.602) circa 187.137-191.561 m/s
Attraverso il corindone/rubino/zaffiro: (RI: 1,762-1,770) circa 169.375-170.144 m/s
Il passo successivo si deve al fisico francese Augustin-Jean Fresnel (1788-1827). che studiò teoria ondulatoria della luce. Egli sviluppò quello che poi venne conosciuto come l’indice di rifrazione dall’equazione di Fresnel, per il quale la componente superficiale della brillantezza di una pietra preziosa (cioè la sua lucentezza o riflettività) è proporzionale alla luce riflessa dall’interno della stessa e dipende dallo stile di taglio, che a sua volta è in parte dettato dall’angolo critico del materiale della gemma.
Lucentezza, la riflettività o la riflettanza di una pietra preziosa possono essere descritte qualitativamente come adamantina, vitrea, resinosa, ecc. Tuttavia, possono anche essere misurati in termini assoluti attraverso il rapporto tra l’intensità del raggio riflesso e quella dell’incidente raggio: il grado di lucentezza o riflettività di una gemma (assumendo una lucidatura “perfetta”) è dovuto principalmente al suo indice di rifrazione, ma è modificato da altri fattori come la sua struttura molecolare e trasparenza.
Concetti importanti
Rifrazione: mutamento di direzione di un’onda che passa da un mezzo all’altro causato dal suo cambiamento di velocità. Ad esempio, le onde viaggiano più velocemente in acque profonde che in quelle vicine alla superficie.
Indice di rifrazione di un materiale è un numero adimensionale che descrive la velocità con cui la luce viaggia attraverso di esso. È definito come
n= c\v
dove c è la velocità della luce nel vuoto e v è la velocità della luce attraverso mezzo. Ad esempio, l’indice di rifrazione dell’acqua è 1.333, il che significa che la luce viaggia 1.333 volte (il 33%) più lentamente nell’acqua rispetto al vuoto. Aumentare l’indice di rifrazione corrisponde a diminuire la velocità della luce nel materiale.
L’indice di rifrazione determina quanto il percorso della luce viene piegato o rifratto quando entra in un materiale. Ciò è descritto dalla legge di rifrazione di Snell, n1 sinθ1 = n2 sinθ2, dove θ1 e θ2 sono gli angoli di incidenza e rifrazione, rispettivamente, di un raggio che attraversa l’interfaccia tra due mezzi con indici di rifrazione n1 e n2. Gli indici di rifrazione determinano anche la quantità di luce che viene riflessa quando raggiunge l’interfaccia, nonché l’angolo critico per la riflessione interna totale, la loro intensità (equazioni di Fresnel) e l’angolo di Brewster. L’angolo di Brewster (anche conosciuto come angolo di polarizzazione) si riferisce a un fenomeno ottico che prende il nome dal fisico scozzese Sir David Brewster (1781–1868). L’angolo di Brewster è un particolare angolo tale per cui se un’onda incide su una superficie proprio secondo questo angolo
{\displaystyle \theta _{B}}secondo questo ancogolo, si trova che l’onda riflessa è polarizzata perpendicolarmente al piano di propagazione. Quando la luce passa da un primo ad un altro materiale che ha indice di rifrazione diverso, in genere parte dell’onda viene riflessa dall’interfaccia esistente tra i mezzi. A uno specifico angolo di incidenza, però, la luce con una particolare polarizzazione non può essere riflessa. Questo specifico angolo di incidenza è detto “angolo di Brewster”.
Angolo critico: l’angolo critico (noto anche come angolo limite) è quell’angolo d’incidenza oltre il quale si ottiene una riflessione interna totale (la luce rimane all’interno di una gemma, per esempio). L’angolo di incidenza è misurato rispetto alla normale (la linea perpendicolare rispetto alla superficie) all’interfaccia tra due mezzi. L’importanza dell’angolo critico di una pietra preziosa ha un aspetto non sempre apprezzato dal proprietario di gioielli con gemme. Se le sfaccettature del padiglione di una pietra preziosa sono velate di grasso o sapone, il risultato sarà una riduzione della brillantezza complessiva della pietra. Questo perché il RI del grasso o del sapone è maggiore di quello dell’aria e questo aumenterà l’angolo critico della gemma. L’effetto è particolarmente evidente nel caso di un diamante taglio a brillante, la cui brillantezza deriva per l’83% dalla totale riflessione interna, ed è motivo significativo per mantenere pulita la pietra.
Riflessione interna totale: Quando la luce viaggia da un materiale otticamente più denso (con indice di rifrazione più elevato) a un materiale otticamente meno denso (con indice di rifrazione inferiore), tutta la luce che raggiunge il confine dei due materiali viene riflessa all’interno del materiale più denso o rifratta nel materiale meno denso, a seconda dell’angolo di incidenza della luce. La rifrazione non si verifica quando un raggio di luce è a 90 gradi (perpendicolare) rispetto alla zona di entrata del raggio stesso.
Il rifrattometro gemmologico standard può sfruttare questo fenomeno perché i raggi di luce riflessi appariranno come un’area chiara sulla scala, mentre i raggi rifratti non sono visibili (e quindi appaiono scuri). Il confine chiaro/scuro mostrato sulla scala del rifrattometro è una rappresentazione visibile dell’angolo critico. Il rifrattometro misura quindi l’angolo critico tra il semicilindro di vetro e la gemma e lo mostra su una scala graduata.
Effetto Kerez: Alcune tormaline verdi possono mostrare fino a 8 bordi d’ombra (la tormalina è uniassiale e dovrebbe mostrare solo due bordi d’ombra in una lettura). Questo secondo le attuali conoscenze a causa del calore e/o dello shock termico durante la lucidatura delle sfaccettature del tavolo. Poca documentazione su questo argomento è a portata di mano. Questo fenomeno prende il nome da CJ Kerez.
Carattere ottico
Il carattere ottico è il valore correlato al modo in cui i raggi di luce viaggiano all’interno delle pietre preziose.
Nei materiali a doppia rifrazione, la luce in entrata viene polarizzata in due (uniassiali) o tre (biassiali) direzioni vibrazionali.
Questo vuol dire che la luce si separa, all’interno delle pietre, e viaggia a velocità diverse e secondo angolazioni differenti (si piega) a seconda della direzione. Ciò è dovuto alla densità molecolare all’interno della pietra. Questa qualità può essere importante nella identificazione di alcune specie e permette di suddividere le pietre preziose in tre categorie, indicate come caratteri ottici:
- isotropico
- uniassiale
- biassiale
- Quando sul rifrattometro, dopo aver rotato la pietra in varie direzioni, si nota una lettura costante, questo indica che si tratta di pietre isotropiche o a singola rifrazione. In esse la luce viaggia in tutte le direzioni alla stessa velocità. Esse si formano nel sistema cristallino cubico (granato, diamante, spinello) oppure quello amorfo (che non ha una forma regolare e ripetuta), come il vetro.
- Nel caso di pietre a doppia rifrazione, a volte si misurano valori dei quali uno mostra una lettura costante e l’altro una variabile. Queste sono gemme dal carattere ottico uniassiale. All’interno di esse la luce viaggia in modo diverso in due direzioni.
Un raggio di luce (il cosiddetto raggio ordinario (ω)) vibra sul piano orizzontale, mentre l’altro (raggio straordinario (ε)). vibra su quello verticale, lungo l’asse c Questo raggio straordinario è anche l’asse ottico lungo il quale la luce si comporta come se fosse isotropa. Le pietre preziose che appartengono ai sistemi cristallini tetragonali (zircone), esagonali (berillio) e trigonali (corindone), hanno un carattere ottico uniassiale.
- Pietre a doppia rifrazione caratterizzate da due valori entrambi con letture variabili sul rifrattometro. sono le gemme biassali. In esse, la luce in ingresso si divide, all’interno dei loro cristalli, in due raggi straordinari, etichettati come raggi α, γ e β.
Le pietre con un carattere ottico biassiale hanno due assi ottici e sono tipiche dei sistemi cristallini ortorombico, monoclino e triclinico. Queste gemme sono tricroiche (mostrano 3 colori se viste lungo i 3 assi cristallini).
Alternative al rifrattometro – il Metodo Hodgkinson
Il Metodo Hodgkinson è un sistema interessante alla determinazione degli indici di rifrazione delle pietre preziose. Esso non si basa su alcuna attrezzatura, ma richiede una certa esperienza, parecchia pratica, una stanza buia e una piccola fonte di luce a incandescenza. Semplicemente guardando attraverso una pietra sfaccettata, illuminata da una tenue sorgente di luce, si può stimarne il suo RI attraverso lo spostamento dell’immagine che si vede all’interno della stessa: la birifrangenza può essere determinata tramite separazione dell’immagine e la dispersione per frange di colore spettrale sulla stessa. Questo sistema è utile per chi viaggia molto o opera senza equipaggiamento gemmologico standard.
Dopo aver accuratamente pulito la gemma, tenerla molto vicina, ma senza toccarla, all’occhio in modo da poter guardare attraverso la sua tavola (la faccetta superiore principale). Scorgere, attraverso la pietra, una fonte di luce posta in lontananza, come una lampada o una lampadina. Si noteranno una serie di riflessi della luce di sfondo mentre rimbalzano all’interno della pietra.
Rotolare la pietra attorno al suo asse e inclinala leggermente mentre se ne osservano i riflessi. A causa delle sue proprietà rifrangenti, ogni riflesso apparirà come un piccolo arcobaleno di una certa misura. A seconda del materiale della gemma in questione, questa iridescenza avrà proprietà diverse. Se la gemma è isotropica, ossia a rifrazione singola, non si vedrà alcuno sdoppiamento. Se, invece, la gemma è doppiamente rifrangente, è probabile che si vedano immagini raddoppiate o fantasma (arcobaleno). La distanza tra i bordi degli sdoppiamenti o delle sono d’iridescenza possono indicare la birifrangenza della gemma. Poiché la gemma può essere tagliata con qualsiasi orientamento rispetto alla struttura cristallina (che è responsabile di questi fenomeni), potrebbe essere necessario esaminare la pietra da una varietà di angolazioni per essere sicuri che sia doppiamente rifrangente.
Utilizzo
Un rifrattometro gemmologico è uno degli strumenti principali nell’identificazione delle pietre preziose. Esso misura l’angolo critico, l’indice di rifrazione di pietre sfaccettate, da trasparenti ad opache (alcuni modelli), la birifrangenza e, in molti casi, anche il carattere ottico. Questi fattori sono spesso determinanti ma non sufficienti per assicurare un’efficace identificazione.
Limitazioni
Molte gemme hanno RI simili, per cui questo metodo non è quasi mai sufficiente nel distinguere le varie specie (vanno sempre comunque verificati i risultati attraverso altri test). Nelle pietre con superfici curve i valori sono approssimati. Inoltre non può essere utilizzato nella separazione di gemme naturali da quelle sintetiche.
Modo d’uso
Per utilizzare il rifrattometro:
Superfici piane (gemme sfaccettate)
- Pulire la gemma con un panno e assicurarsi che il vetrino dello strumento sia limpido e libero da macchie.
- Assicurarsi che lo strumento sia in posizione comoda per essere usato, stabile e piana.
- Aprire il coperchio,
- Posizionare una piccola quantità di liquido IR (Indice di Rifrazione o RI, Refractive Index in inglese, più comune) al centro del vetrino superiore del rifrattometro utilizzando il contagocce integrato nel flacone. La goccia dovrebbe essere di circo 0.5/1 mm di diametro. Questo fluido è necessario per creare un “contatto ottico” tra il vetro e la pietra preziosa.
- Poi posizionare una faccetta lucida della pietra sul vetro graduato (usando le mani e non le pinzette, per non graffiare il vetrino), ponendola prima sulla parte metallica e gentilmente lasciandola scivolare (senza apporre alcuna pressione) verso il centro del vetrino, sopra la goccia di RI. Chiudere il coperchio del rifrattometro per schermare la luce estranea.
- Accendere la luce integrata, o pre-posizionata, sul retro dello strumento
- Rimuovere il filtro polarizzante (verrà utilizzato in una fase successiva).
- Posizionare la propria testa ed occhi a circa 20-25 cm dall’oculare, aggiustare postura e pezzo ottico per ottenere visione ottimale.
- Guardare attraverso l’oculare e leggere la scala nel punto di divisione tra la parte illuminata e la parte in ombra creata dall’angolo critico della particolare gemma. È possibile cambiare il fuoco dell’immagine, girando l’oculare.
- Se la gemma è singolarmente rifrattiva, si vedrà solo una linea che non si muove quando si ruota la pietra (questa caratteristica può essere confermata dall’esame al polariscopio).
- Registrare il valore fino alla terza cifra decimale (gli strumenti ne mostrano solo 2, stimare la terza ad occhio ove possibile).
- Verificare girando la gemma sulla stessa faccetta in altre 2 posizioni. Le braccia vanno messe con i gomiti ben piazzati, comodi per dare stabilità ai movimenti e ridurre la fatica (specialmente se si devono esaminare molte pietre).
- Se la gemma è doppiamente rifrattiva, meglio vederla andando su e giù con la testa.
- Ruotare la pietra, sulla stessa faccia, con 6 angoli diversi (come da immagine). Il valore più alto ha sempre un tono meno marcato sulla scala.
- Se i 2 valori sono vicini si può utilizzare il filtro polarizzante come sussidio, ruotandolo avanti e indietro con le dita, più volte, mentre si visualizza la scala, per visualizzare le impercettibili differenze d’ombra).
- Si può determinare, attraverso questo test, il carattere ottico di ogni pietra. Se si muove solo una linea (l’altra è statica), la gemma e uniassiale, se si muovono entrambe, è biassiale. Se si muove. con margine più ampio. la linea inferiore (quella più marcata) il segno è negativo, se è la linea più leggera a cambiare di posizione maggiormente, esso è Per trovare il risultato ottimale, ruotare la pietra di 360 gradi, individuando le posizioni dove i valori sono estremi (il più e il meno ampio).
- Annotare su un foglio le coppie di valori registrati, scegliendo alla fine del processo il più alto e il più basso (con 3 numeri decimali).
- La massima differenza corrisponde alla birifrangenza della gemma.
- Assicurarsi di non misurare solo l’IR/RI della tavola (la faccia superiore), ma anche del padiglione (per assicurarsi, per esempio, che non si tratti di una pietra composita).
- Le pietre con RI superiore a 1.80 non mostreranno alcuna linea, in questo caso andranno registrate come OT (Over the Top, oltre il limite alto). IN questo caso si noterà un’ombra fino al limite della scala di lettura del liquido RI (1,785/1,800) o spesso un’ambra con delle chiazze colorate irregolari).
Superfici Curve
- Per le gemme con superfici curve, solo alcuni tipi di rifrattometri possono individuarne i valori, attraverso un test chiamato “RI del punto” (Spot RI in inglese). Questo è un test maggiormente complesso e non funziona ugualmente per ogni gemma.
- È importante individuare la superficie maggiormente levigata e uniforme della gemma, rammentandosi che alcune pietre (soprattutto quelle tagliate a cabochon) possono essere composte da materiali differenti (con relativi RI distinti), che si alternano sulle superfici delle stesse.
- Pulire la pietra (il procedimento è uguale a quello espresso qui sopra) e posizionarla sopra la goccia di liquido RI (leggermente più abbondante) tenendola in posizione con un dito, ma assicurandosi di non esercitare pressione per non scalfire il vetrino.
- Creare un punto di circa 1 mm (se il punto è troppo piccolo o grande i valori risulteranno non registrabili o sfalsati).
- Notare la differenza di lato chiaro e scuro del punto, posizionare la linea di divisione al centro dello stesso.
- Il punto potrà essere visibile come una distinzione chiara (50-50), B. 2 linee d’ombra distinte oppure C. una figura che va gradualmente da un tono chiaro ad uno scuro. In ogni caso, cercare di centrare la parte mediana tra le 2 tonalità e stimare il valore, considerando un margine d’errore a seconda della chiarezza dello stesso (50-50 darà un valore più vicino a quello reale e richiederà un arrotondamento minore)
- Valutare il risultato in base alla chiarezza delle misurazioni (se troppo vaghe, andranno preferiti altri esami).
I carbonati
(“birefringence/carbonate blink” o “lampeggio/ammiccamento di birifrangenza/carbonati”)
Alcune gemme quali (rodocrosite, calcite, marmo ecc.) contengono alte quantità di carbonato e mostrano un’ampia birifrangenza. Questa caratteristica può aiutare ad identificarle in maniera più veloce. Per poterlo fare, una volta presunta l’appartenenza del materiale in questione ad una delle specie di pietre che presentino questa caratteristica, va utilizzato un sistema leggermente differente rispetto a quello usato per misurare l’RI di una gemma comune. L’uso di una macchia di fluido più ampia e la rotazione del filtro polarizzante con una mano (quindi è necessaria una coordinazione appropriata) possono indurre un “ammiccamento del carbonato” se la birifrangenza è molto ampia e talvolta è possibile una stima approssimativa della birifrangenza. Guardando attraverso l’oculare del rifrattometro da una distanza compresa tra 25 e 40 cm. muovere la testa su e giù un po’ come se si stesse annuendo e, allo stesso tempo, ruotando il filtro polarizzante avanti ed indietro con l’altra mano, guardare il punto di liquido RI sul vetrino del rifrattometro, individuare la posizione nella quale il colore passa da scuro a chiaro e viceversa. Muovendosi con precisione si può osservare, in condizioni ideali (con pietre con superfici ben levigate e pulite), si noterà un passaggio di colore (da rosso a verde o da scuro a chiaro, a seconda del modello di rifrattometro utilizzato). in 2 zone distanti della rifrangenza. Spesso anche dei valori stimati possono contribuire ad una efficace identificazione, in combinazione con l’analisi visiva e la verifica attraverso altri esami.
Accessori
Liquido RI (o IR): Il liquido di contatto (liquido RI) viene usato per creare un contatto ottico tra il semicilindro e la pietra preziosa, evitando che l’aria rimanga intrappolata tra la superficie della pietra e lo strumento.
Il liquido ha il proprio indice di rifrazione, che interagisce con gli altri materiali, perciò la quantità utilizzata deve essere minima, quel tanto che basta per creare una “pellicola sottile”. Con una pellicola sottile, l’impatto del liquido rimane molto marginale con un effetto minimo sui valori di lettura.
Le due letture risultanti sono quelle 1. della Riflessione Interna Totale, e 2. del confine liquido-pietra (che dovrebbe essere minima, come se non si utilizzasse alcun liquido). Questo è il motivo per cui si vede anche una lettura debole vicino all’indice più alto della scala sul rifrattometro, questa è la lettura del liquido.
L’indice di rifrazione del liquido stabilisce il limite (soprattutto quello per valori alti) all’interno del quale le pietre possono essere testate sul rifrattometro. Tipicamente questo valore si attesta intorno a 1,79, ma molti hanno un indice di rifrazione di 1,81. Molte delle gemme commerciali rientrano in questo limite (con l’eccezione, per esempio, dei diamanti di alcuni granati e di molte pietre sintetiche) Non è possibile misurare il RI di pietre che abbiano un valore maggiore di quello del liquido utilizzato. Le pietre con un RI più alto del liquido ti danno una “lettura negativa o non indicativa”. (spesso questa viene indicata con l’acronimo OT – Over the Top, sopra il massimo).
Sali particolari vengono comunemente aggiunti per aumentare l’RI, La loro capacità di aumentare l’RI è solitamente limitata dalla loro solubilità nel solvente, quindi l’RI di una data soluzione può essere modificato da quello del liquido puro (es. acqua con RI di 1,333) fino al massimo ottenibile da una soluzione satura di sale. Tuttavia, questa solubilità può essere alterata da ulteriori additivi, come gli eteri corona
Sono disponibili liquidi con RI maggiore, ma sono tossici e quindi non adatti a personale non perfettamente addestrato e cauto. Essi vengono riservati a laboratori appositamente attrezzati ed hanno anche bisogno di uno speciale semicilindro che abbia un RI maggiore del liquido.
I liquidi vanno protetti dall’esposizione alla luce forte (soprattutto per il tipo 1.81) e vanno utilizzati con relativa celerità poiché essi cristallizzano entro alcuni minuti. Se vengono lasciati troppo sul vetrino del rifrattometro, possono seccarsi e la loro rimozione può danneggiare lo strumento.
Le composizioni chimiche dei liquidi sono:
1.79 – Soluzione satura di zolfo e diidiometano
1.81 – Soluzione satura di zolfo, diidiometano e tetraidioetilene
E’ importante lavarsi le mani dopo aver avuto un contatto fisico con questi liquidi, non solo per l’odore.
Tipi di luce: Una corretta illuminazione è una delle caratteristiche chiave quando si utilizza il rifrattometro. La luce bianca può essere utilizzata per pietre preziose singolarmente rifrangenti o per ottenere una prima impressione. Tuttavia, nel caso di gemme a doppia rifrazione, per ottenere valori accurati, si dovrebbe poi passare a una sorgente di luce al sodio. La lettura dei valori RI legati a gemme con doppia rifrazione possono facilmente sovrapporsi quando investiti da luce bianca rendendo difficile una lettura corretta.
Per questo motivo, lo standard d’illuminazione per tutte le gemme (con una precisione di 0,001) decimale è la luce gialla monocromatica con una lunghezza d’onda di circa 589,3 nm. Questa fonte di luce è storicamente legata agli esordi della pratica quando, a un costo molto basso, si poteva facilmente produrre questo colore bruciando sale da cucina sopra una candela.
Precauzioni
Evitare di graffiare il vetro.
Evitare di inalare o ingoiare liquido RI. Assicurarsi di condurre le analisi in zone opportunamente areate (soprattutto se si devono condurre numerosi test).
Evitare di lasciare che il liquido RI si secchi sul vetrino (pulire con cura con un panno morbido entro un minuto o 2 da quando il fluido viene apposto).
Nel caso il liquido RI si cristallizzi sulla superficie del vetro, non rimuoverlo direttamente, ma aggiungere ulteriore fluido per sciogliere quello presente.
Per alcuni strumenti, può essere necessario sostituire periodicamente il vetrino se esso si ingiallisce in maniera permanente o si graffia.
Muovere le gemme sul vetrino verticalmente, lungo la sezione allungata dello stesso. Se lo stesso si dovesse accidentalmente graffiare, i segni verticali sono meno impattanti sulle analisi dell’RI rispetto a quelli orizzontali (paralleli alle misure dei valori).
Eliminare i panni utilizzati per pulire gemme e strumento in contenitori adatti.
Controllare periodicamente lo strumento.
Parti
Apparecchio (rifrattometro) dotato di oculare e semicilindro con vetrino di appoggio (dove viene posizionata la pietra) e un coperchio per poter proteggere la parte di visualizzazione quando lo strumento non viene utulizzato.
Filtro polarizzante (normalmente attaccato all’oculare)
Sorgente luminosa (se non già inclusa all’interno dello strumento).
Liquido RI (necessario per i modello
Unita’ di misura
Il rifrattometro gemmologico misura l’indice di rifrazione di pietre sfaccettate e non (alcuni modelli), da trasparenti a opache, sia sciolte che montate (ove vi sia la possibilità pratica di farlo), generalmente compreso tra i valori di 1,30/1.35 e 1,79/1,81
Tipi
Le pietre preziose sono minerali spesso (ma non sempre) trasparenti e possono quindi essere esaminate con metodi ottici. L’indice di rifrazione è una costante materiale, dipendente dalla composizione chimica di una sostanza. Il rifrattometro viene utilizzato per identificare i materiali delle gemme misurando il loro indice di rifrazione, una delle principali proprietà utilizzate per determinare il tipo di pietra preziosa. A causa della dipendenza dell’indice di rifrazione dalla lunghezza d’onda della luce utilizzata (cioè dispersione), la misurazione viene normalmente eseguita alla lunghezza d’onda della linea D del sodio (NaD) di ~589 nm. Questo viene filtrato dalla luce del giorno o generato con un diodo a emissione di luce (LED) monocromatico. Alcune pietre come rubini, zaffiri, tormaline e topazio sono otticamente anisotrope. Dimostrano la birifrangenza basata sul piano di polarizzazione della luce. I due diversi indici di rifrazione sono classificati utilizzando un filtro di polarizzazione. I rifrattometri con pietre preziose sono disponibili sia come classici strumenti ottici che come dispositivi di misura elettronici con display digitale.
Modelli (2023)
Il rifrattometro Duplex/Duplex II (GIA) – USA
Prodotto negli Stati Uniti, questo rifrattometro ha una finestra di visualizzazione extra large. Semplifica la ricerca delle ombre.
Nessuna fonte di luce incorporata, dovrebbe essere utilizzata una esterna. (prezzo 2022 – da 1000+€)
Il rifrattometro GemPro – India
Rivale del duplex II del GIA. con lente + oculare acromatico rimovibile che consentono la misura del RI di gemme con superfici curve e semicilindro resistente ai graffi, agli agenti chimici e anti-appannamento (di vetro speciale) con filtro monocromatico, liquido RI e illuminazione esterna (Maglight). (prezzo 2022 – 600+€)
Il rifrattometro di Eickhorst – Germania
Questo strumento offre una scala calibrata leggermente piu precisa rispetto alla maggior parte degli strumenti sul mercato (lo 0,005 contro lo 0,01).
Eickhorst offre il modello GemLED (prezzo 2022 – 1.000+€) al quale può essere abbinata la Docking Station 7 (supporto di luce, prezzo 2022 – 500+€)
Il rifrattometro di Kruess – Germania
La compagnia offre modelli sia portatili che standard, con o senza illuminazione incorporata. (prezzo 2022 – da 500+€ a 1.100+€)
Il Rifrattometro Fable – Cina
Dotato di vetrino di appoggio in CZ (ad alta durezza, con dispersione molto bassa), peso leggero e possibilità testare gemme con superfici curve. Batteria a basso consumo dal design unico e luce interna. Non è una copia di altri modelli (prezzo 2022 – 300+€).
Rifrattometro Gem-A – Regno Unito
Il modello proposto dall’Istituto Gemmologico della Gran Bretagna. (prezzo 2022 – da 500+€, incluso in liquido RI)
Rifrattometri digitali
Questi apparecchi sono semplici ed immediati, tuttavia non sono sempre affidabili e vanno utilizzati con conoscenza dei limiti legati ai singoli modelli e la cautela necessaria.
Il Rifrattometro Presidium Refractive Index Meter II (PRIM II) – Singapore
Unico rifrattometro elettronico, che offre la possibilità di misurare l’RI di pietre con alto indice di rifrazione quali i diamanti, le moissaniti ecc., essendo in grado di misurare un’ampia gamma di R.I, da 1.00 a 3.00. I valori vengono visualizzati istantaneamente su uno schermo LED digitale e non necessita di liquido RI. (prezzo 2022 – 300+€).
GEM-N-EYE rifrattometro digitale – USA
Il Gem-n-Eye III è un rifrattometro digitale dotato di un display OLED e di facile lettura ed è stato aggiornato internamente con capacità di elaborazione avanzate per una maggiore precisione nelle misurazioni. Non richiede liquido RI e fornisce una lettura digitale sotto forma di indice di rifrazione a 3 cifre decimali, insieme ai nomi delle pietre preziose che condividono tale valore.
(prezzo 2022 – 370+€).
A differenza di un tradizionale rifrattometro ad angolo critico, il Gem-n-Eye non richiede fluidi tossici e fornisce una lettura digitale sotto forma di indice di rifrazione a 3 cifre decimali, insieme ai nomi delle pietre preziose che condividono quel valore RI!
Il rifrattometro Rayner Dialdex – Regno Unito – fuori produzione
Questo rifrattometro offriva una modalità di lettura, dei valori RI, diversa rispetto dalla maggior parte dei rifrattometri standard perché non possedeva una scala graduata interna. La misura veniva effettuata, invece, tramite una finestra con un’area luminosa (da illuminazione esterna) che doveva essere allineata con una banda nera verticale che appariva ruotando una rotella sul lato dello strumento. La lettura si effettuava sulla ruota calibrata (usato – 400+€).
Il rifrattometro Topcon – Giappone – fuori produzione
Robusto ed affidabile, ma non dispone di fonte di luce interna. Era uno dei rifrattometri più cari in circolazione.
Nota aggiuntiva
Esistono molte altre compagnie meno note che producono questi strumenti. La lista qui riportata vuole essere solo indicativa di alcuni modelli comunemente venduti a coloro che si occupano di gemmologia (esperti e non).
Costi
Modelli per amatori possono essere comprati su varie piattaforme di e-commerce per circa 100 USD. Generalmente piccoli di dimensioni e non sempre affidabili, questi strumenti provengono dalla Cina. Non sono in grado di testare gemme con superfici curve.
Tipi
Le pietre preziose sono minerali spesso (ma non sempre) trasparenti e possono quindi essere esaminate con metodi ottici. L’indice di rifrazione è una costante materiale, dipendente dalla composizione chimica di una sostanza. Il rifrattometro viene utilizzato per identificare i materiali delle gemme misurando il loro indice di rifrazione, una delle principali proprietà utilizzate per determinare il tipo di pietra preziosa. A causa della dipendenza dell’indice di rifrazione dalla lunghezza d’onda della luce utilizzata (cioè dispersione), la misurazione viene normalmente eseguita alla lunghezza d’onda della linea D del sodio (NaD) di ~589 nm. Questo viene filtrato dalla luce del giorno o generato con un diodo a emissione di luce (LED) monocromatico. Alcune pietre come rubini, zaffiri, tormaline e topazio sono otticamente anisotrope. Dimostrano la birifrangenza basata sul piano di polarizzazione della luce. I due diversi indici di rifrazione sono classificati utilizzando un filtro di polarizzazione. I rifrattometri con pietre preziose sono disponibili sia come classici strumenti ottici che come dispositivi di misura elettronici con display digitale.
Innovazione
Futuri modelli attesi
La scienza dei rifrattometri ha perso, negli ultimi decenni, la spinta innovativa che ne aveva portato allo sviluppo oltre un secolo fa. i gemmologi si affidano ancora a modelli creati alla fine del secolo scorso. Nonostante l’entrata della Cina nel mercato, non ci sono ancora modelli innovativi di rilievo (2022).
Da migliorare
Le analisi gemmologiche attraverso questo strumento sono spesso piuttosto brigose. Le versioni elettroniche sono ancora poco affidabili.
Fatti curiosi
I rifrattometri moderni sono di 4 tipi principali:
Quelli manuali tradizionali, quelli palmari digitali, quelli da laboratorio e quelli di processo in linea. Questi strumenti non sono utilizzati solo per distinguere pietre preziose, ma in molti altri settori, principalmente nell’ambito della produzione vinicola e nei birrifici, ma sono usati anche in svariati ambiti come la torrefazione. Per esempio:
Nell’allevamento di acquari marini, un rifrattometro viene utilizzato per misurare la salinità e il peso specifico dell’acqua.
Nell’industria automobilistica, un rifrattometro viene utilizzato per misurare la concentrazione del liquido di raffreddamento.
Nell’industria meccanica, un rifrattometro viene utilizzato per misurare la quantità di liquido di raffreddamento concentrato che è stato aggiunto al liquido di raffreddamento a base d’acqua per il processo di lavorazione.
Nell’homebrewing (birra fatta in casa), un tipo di rifrattometro viene utilizzato per misurare il peso specifico per determinare la quantità di zuccheri fermentabili, prima della fermentazione, che vengono eventualmente convertiti in alcol.
Alcuni rifrattometri sono usati dagli hobbisti per fare conserve, marmellate e miele. In apicoltura, un modello di questo apparecchio viene utilizzato per misurare la quantità di acqua nel miele. Per misurare la concentrazione del latte di soia, che viene utilizzato per la produzione di bevande energetiche, può essere utilizzato uno speciale rifrattometro per latte di soia.
Il rifrattometro per salamoie. dotato di scala da 0 a 35%. è adatto per la preparazione di salamoie in prodotti da forno, per carne da fare alla griglia e per formaggi salati (es. Jadel, Mozzarella, formaggio greco Feta, formaggio balcanico, formaggio bulgaro, bjalo sirene, formaggio bianco, formaggio da insalata, formaggio di pecora) Lo stesso tipo di strumento può essere utilizzato per la manutenzione stradale invernale (soluzioni di sale per sciogliere il ghiaccio).
Altri modelli vengono misurazione dell’acqua per il lavaggio dei frutti di mare, per la preparazione di soluzioni per inalazioni, per creare blende di caffè, per la diagnosi farmacologica, nella medicina veterinaria, nella manutenzione degli acquari e in agricoltura.
Diffusione
Le lenti d’ingrandimento manuali, come le lenti gemmologiche a tripletta, sono strumenti estremamente utili nell’analisi delle pietre preziose. Queste lenti offrono un ingrandimento significativo che consente di osservare dettagli microscopici all’interno delle gemme, come inclusioni, sfaccettature, tracce di lavorazione e altre caratteristiche che possono influenzare il valore e l’autenticità delle pietre. Le lenti d’ingrandimento manuali consentono agli esperti gemmologi e agli appassionati di gemme di esaminare attentamente le gemme per identificarne la qualità, la purezza, il colore e altri dettagli importanti. Inoltre, le lenti gemmologiche portatili sono facilmente trasportabili e possono essere utilizzate sia in laboratorio che in campo, rendendole strumenti versatili per l’analisi delle gemme. Grazie all’ingrandimento e alla messa a fuoco regolabile delle lenti, è possibile ottenere una visione dettagliata delle gemme, aiutando a prendere de