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Taglio a Punta

La prima modifica del cristallo naturale

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Storia delle gemme

Sezione laterale

Sezione superiore

Sezione Inferiore

Anno di creazione

XI-XIV sec.

Tipo di Taglio

Primitivo

Numero Faccette

Totale

8

Parte superiore

4

Parte Inferiore

4  

Caratteristiche generali

I diamanti sono la sostanza più dura sulla terra ma presentano durezza direzionale; la capacità del materiale di resistere ai graffi è diversa in determinate direzioni. La durezza di un diamante lungo le sue facce ottaedriche naturali è molto alta. Pertanto la molatura dovrebbe essere eseguita su un angolo che diverga di almeno uno o due gradi dall’angolo naturale di circa 54,75°. Questa è l’angolazione naturale che anche le antiche pietre mantenevano. I primi diamanti con taglio a punta, non subivano modificazioni significative della forma, ma una semplice lucidatura, rifinitura che permetteva a queste gemme di mostrare un lustro ed una simmetria superiori. Le gemme di forma ottaedrica naturale sono comunque difficili da indossare, soprattutto in pietre di dimensioni consistenti, per la profondità dei cristalli. Col migliorare delle tecniche di taglio, la comprensione dei processi di sfaldatura, l’angolo (generalmente quello del padiglione, ma non solo) naturale dei cristalli venne ridotto, creando gemme meno ingombranti (anche vista la loro durezza e fragilità) e con effetti ottici differenti.

Storia

Sin dai tempi antichi l’idea comune era che un diamante doveva essere “naturale e intatto” per mantenere il meglio dei suoi poteri magici. Il taglio a punta era un modo per portare il cristallo storto e imperfetto verso una forma esteticamente più regolare e armoniosa, vicina ad un cristallo ottaedrico perfetto, senza però apparire modellata dall’uomo.  Nei testi indiani antichi nei quali si descrivevano diamanti e pietre preziose, quali per esempio il lavoro gli autori dichiaravano che intaccare la superficie dei diamanti in qualsiasi maniera ne eliminava le proprietà magiche o addirittura portava sfortuna. Punte di trapano armate di pezzi di diamanti acuminati erano già in uso in India dal I millennio a.C. Il testo Ratnaparīkā (inizio I millennio d.C., scienza delle gemme) raccontava anche come il ratna-parīkaka (gemmologo/evaluatore sacro), dopo aver esaminato gua (qualità), doa (difetti) e ākara (provenienza) delle pietre, determina il loro prezzo e quindi agiva come un broker in mercato o consigliava il re sulle gemme da acquisire per il suo tesoro. Già in questo trattato viene specificato come i diamanti non possano essere toccati sia per la loro durezza, che per le sue proprietà intrinseche.  In un altro lavoro in sanscrito intitolato Agastimata/Agastyasahitā (V-X secolo d.C.), si descrive come la polvere di diamante, già a quel tempo, fosse usata come abrasivo. I diamanti di cattiva qualità potevano essere distrutti, poiché si riteneva che potessero causare sventure. La presenza di tale pratica non indica che già a quel tempo alcune pietre venissero alterate (cosa per di più era tutt’altro che facile). È anche possibile che, come spesso succede, qualcuno abbia aggirato leggi e moniti religiosi per fare qualche soldo ed abbia iniziato a modificare la forma dei diamanti da tempi antichissimi. Non si conosce l’origine del taglio a punta. Dopo il 1204 ed il Sacco di Costantinopoli, Venezia prese il controllo commerciale del Mediterraneo, diventando porto d’elezione per i beni di lusso provenienti dall’Oriente. Questo includeva anche i diamanti (e magari con essi alcune tecniche di lavorazione mediorientali o indiane). Alcuni studiosi pongono la scoperta della prima modifica intenzionale dei diamanti (che influenzò tutte le altre pietre preziose, tipicamente tagliate a cabochon, incise o semplicemente levigate) sia stata sperimentata nella città lagunare nelle prime decadi del ‘300. È certo che già dalla fine del XV secolo esistevano varie forme di sfaccettatura (scudo, quadrato/carrè ecc. come attestano, ad esempio, alcuni inventari francesi del 1360). Il momento fu di primaria importanza per due ragioni principali. La prima riguarda la mitologica indistruttibilità del diamante (nonostante che girasse la credenza che se tale pietra veniva bagnata nel sangue caldo di un capro, essa poteva essere facilmente infranta).  Anche la parola che designava il diamante perse la sua a iniziale, indicando che ora era distruttibile. La seconda ragione riguarda il mutamento di gusti. Lo sviluppo delle tecniche, dei macchinari e delle preferenze ed il fatto che fosse praticamente impossibile incidere i diamanti o tagliarli a cabochon (forma arrotondata), portò ad un graduale abbandono delle forme arrotondate nelle pietre ed alla nascita della sfaccettatura. Nonostante molti minerali (come per esempio berilli, granati o spinelli) si presentino in natura in cristalli regolari, tali caratteristiche erano sempre state viste come poco interessanti. Ma con la nascita del taglio del diamante, anche le altre pietre iniziarono ad essere lavorate con la creazione di faccette piatte e disegni simmetrici regolari. Il taglio a punta può forse essere considerato come un apripista di questa piccola rivoluzione. Altre teorie lo vedono come un retaggio di origine indiana o come una scoperta dei paesi mussulmani (Medio Oriente).

Quando, intorno alla seconda metà del ‘400, divennero di moda i tagli a tavola, molti tagli a punta furono trasformati secondo questo nuovo stile. Entrambi i tipi erano spesso dotati con lamine riflettenti, nella parte inferiore, per massimizzare il ritorno della luce.

Il diamante a punta doveva essere molto in voga durante il periodo di Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico. Il nobile toscano infatti scelse tre anelli col diamante, intrecciati secondo una disposizione triangolare come sua impresa (stemma o simbolo araldico personale). Disegni simili furono utilizzati anche da Piero il Gottoso (figlio di Cosimo de’ Medici) e da membri delle famiglie Visconti, Sforza, ai Borromeo ed Este.

Nome: punta, dal Latino tardo punctus/puncta, forma sostantivale del participio passato di pungĕre ‘pungere’

Altri nomi: a ponta, en ponta (antico veneziano)

In Inglese: Point Cut

Processo di sfaccettatura

Più che un processo di sfaccettatura, si trattava di un lavoro di pulitura. Esso inizialmente rendeva maggiormente regolari alcuni diamanti ottaedrici. Col tempo e con la comprensione dei processi di scissione naturale (lungo i piani di sfaldatura), gli angoli naturali degli ottaedri vennero cambiati per rendere le pietre più attraenti e più facili da indossare. La pulitura veniva fatto tramite abrasivi al diamante, lungo le superfici esterne delle pietre che si volevano lucidare.

Variazioni: taglio a punta avanzato (modifica degli angoli della parte superiore, inferiore o entrambe).

Ritenzione peso

Quasi completo (su ottaedro naturale)

Popolarità  

Caduto in disuso

Esemplari famosi

L’anello dell’incoronazione del re Carlo IX di Svezia e si suppone sia stato creato dagli orafi Ruprecht Miller e Antonij Groodt nel 1607.

In un quadro del 1612, Sigismondo III, (durante l’assedio di Smolensk, uno degli episodi chiave della guerra russo-polacca), venne ritratto con indosso l’Ordine del Toson d’Oro sulla catena e l’anello, appena visibile, con un cristallo appuntito sul dito. L’incoronazione di Carlo IX nella cattedrale di Uppsala nel 1607 fu l’ultima volta che un anello fu incluso tra le insegne. Ora è conservato nell’Armeria Reale di Stoccolma.

Il Diamante Rinascimentale di taglio a Punta Spitzer (Spitzer Renaissance Point Cut Diamond), creato in Italia nel XVI secolo.  

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